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Santi del 27 Ottobre

Il mio Santo > I Santi di Ottobre

*Santa Balsamia (27 Ottobre)

Sec. VI
In Francia, nella diocesi di Reims, Balsamia viene onorata come nutrice di San Remigio, vescovo di quella città.
Un dato che la rende particolarmente importante per l'Oltralpe. San Remigio, infatti, convertì nel V secolo la regina Clotilde e il marito Clodoveo. E con la conversione del re franco iniziò la storia cristiana della Francia.
La figura di Balsamia si accosta a quella della madre di Remigio, Celina, anch'essa santa. Il nome della balia, però, appare tardivamente, nel X secolo quando oltre che nutrice viene identificata anche come madre di santi: San Celsino sarebbe stato, infatti, uno dei suoi figli.
La leggenda dice che, benché venerata in Francia, Balsamia sarebbe stata di origine italiana. Da Roma sarebbe giunta a Reims proprio in tempo per svolgere la sua delicata mansione di nutrice. una lettura della storia che stabilisce un legame forte tra Roma e la Francia: il latte, come un «balsamo», che ha nutrito il «padre della Chiesa francese», sarebbe venuto da Roma. (Avvenire)  
La qualifica che Santa Balsamia si è portata con sé nel Calendario è quella di balia, o nutrice.
L'usanza dei baliatico è oggi sempre meno diffusa nei nostri paesi, soggetta, giustamente, a ineccepibili critiche di carattere medico, igienico e anche psicologico.
Ma un tempo costituiva un'istituzione di notevole importanza anche dal punto di vista sociale, mentre su un piano di vita familiare era l'inevitabile risposta alle abitudini prolifiche delle spose dei giorni andati.
Si adottava, insomma, il principio della divisione dei compiti: alla madre occupata a mettere al mondo numerosa prole, si affiancava la nutrice che provvedeva al loro immediato sostentamento!
Questo, oltre alla delicatezza delle funzioni di una nutrice, che era pur sempre qualcosa di più che non una macchina per allattare, spiega la diffusione del culto per le Sante nutrici e soprattutto la popolarità di Santa Balsamia, vivissima nei secoli dei Medioevo.
La figura di questa Santa è molto pittoresca, ma anche assai nebulosa. In Francia, nella diocesi di Reims, ella viene onorata come nutrice di San Remigio, Vescovo di quella città. Si riflette perciò su di lei la gloria di un figlio di latte di eccezionale importanza, perché San Remigio fu colui che indusse alla conversione prima la Regina Clotilde, poi suo marito Clodoveo, con tutti i suoi Cavalieri franchi.
Con la conversione di Clodoveo, da parte di San Remigio, si iniziò quindi la storia cristiana della Francia, " figlia primogenita della Chiesa ", e in questa storia, in quella figliolanza, anche il latte di Santa Balsamia sembrò avere un certo peso.
Abbiamo già detto che San Remigio venne considerato dai Francesi quasi un secondo Giovanni Battista, precursore e profeta del Verbo cristiano in terra di Francia.
Si disse addirittura che anch'egli fosse stato benedetto nel grembo della madre, Santa Celina, che corrisponderebbe quindi a Santa Elisabetta, madre del Battista.
Ma con la santa di oggi, Balsamia, San Remigio avrebbe avuto qualcosa di più dello stesso San Giovanni. Avrebbe avuto Santa anche la balia, il cui nome però appare tardivamente, nel X secolo e
che, oltre che nutrice, vien detta madre di Santi, perché San Celsino sarebbe stato uno dei suoi figli.
Un tempo, in Francia, ella veniva chiamata Santa Nutrice, poi prevalse il nome di Balsamia, come se il latte da lei dispensato all'eccezionale figlioccio fosse stato un profumato balsamo di santità.
Un ultimo particolare le leggende aggiungono sul suo conto.
Benché venerata in Francia, ella sarebbe stata di origine italiana, anzi romana, e da Roma, divinamente ispirata, sarebbe giunta a Reims proprio in tempo per svolgervi la sua delicata mansione di nutrice.
Il significato di questo particolare è trasparente: il latte - o balsamo - trasmesso dalla nutrice a San Remigio, e da questi trasmesso a tutta la Francia, " figlia primogenita della Chiesa ", proveniva direttamente e indubbiamente da Roma: non corrotto, non adulterato, non sofisticato, era il latte puro della dottrina cattolica, apostolica e romana!

(Fonte: Archivio della Parrocchia)
Giaculatoria - Santa Balsamia, pregate per noi.

*Beato Bartolomeo di Breganze (da Vicenza) – Vescovo Domenicano (27 Ottobre)
Breganze, 1200 - Vicenza, 1270
Appartenne all'antica famiglia di Breganze e da Vicenza fu mandato a studiare a Padova. Entrò giovanissimo nell'Ordine dei Predicatori, quando San Domenico era ancora in vita.
Predicò in varie città dell'Emilia e della Lombardia spesso straziate dalle fazioni e rovinate dalle eresie.
Papa Gregorio IX lo nominò maestro del Sacro Palazzo, mentre Papa Innocenzo IV lo volle con sé al Concilio di Lione, nominandolo, nel 1253, vescovo di Limassol nell'isola di Cipro.
Papa Alessandro IV, nel 1255, lo trasferì alla diocesi di Vicenza, da dove, costretto ad allontanarsi da Ezzelino da Romano, fu inviato come legato in Inghilterra.
Di ritorno si recò a Parigi, dal Re, che gli regalò una spina della Corona del Salvatore.
Tornato a Vicenza vi fece costruire una chiesa detta della Sacra Corona, dove fu venerata la sacra spina, oltre a un Convento Domenicano.
Ha scritto 430 opere, tra sermoni e opere di mistica. Morì nella sua Vicenza nel 1270, venendo sepolto nella chiesa di Santa Corona. Papa Pio VI l'11 settembre 1793 ne ha confermato il culto proclamandolo Beato. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Vicenza, commemorazione del Beato Bartolomeo di Breganze, vescovo, dell’Ordine dei Predicatori, che in questa città istituì la Milizia di Gesù Cristo a difesa della fede cattolica e della libertà della Chiesa.
Bartolomeo appartenne all’antichissima e illustre famiglia di Breganze. Entrò giovanissimo nell’Ordine dei Predicatori, con ancora in vita il Santo Padre Domenico, di cui fu fervente imitatore. Fu, ben presto, messo a capo di diversi Conventi che governò con grande saggezza, attirando molte vocazioni.
Si dedicò con attivissimo zelo alla sacra predicazione portando, nelle varie città straziate dalle fazioni e rovinate dalle eresie e dai vizi, la pace e il buon costume.
Papa Gregorio IX lo nominò Maestro del Sacro Palazzo, mentre Papa Innocenzo IV lo volle con sé al Concilio di Lione, nominandolo, nel 1253, Vescovo di Limassol nell’isola di Cipro. Papa Alessandro IV,
nel 1255, lo trasferì alla Diocesi di Vicenza, da dove, costretto ad allontanarsi da Ezzelino da Romano, fu inviato come Legato in Inghilterra.
Di ritorno si recò a Parigi, dal Re Sole Luigi, che bramava una sua visita, in ricordo del conforto che aveva ricevuto in Terra Santa, al tempo della Crociata, che Bartolomeo seguì come Legato del Pontefice. In segno di gratitudine il Re regalò a Bartolomeo una spina della Corona del Salvatore.
Tornato a Vicenza egli vi fece costruire una chiesa detta della Sacra Corona, dove fu venerata la sacra spina, oltre ad un Convento Domenicano.
Il restante dei suoi anni e delle sue fatiche, furono tutte dedicate alla sua diletta Vicenza. Ha scritto 430 opere, tra sermoni e opere di mistica. Morì nella sua Vicenza nel 1270, venendo sepolto nella chiesa di Santa Corona. Papa Pio VI l’11 settembre 1793 ha confermato il culto. L'Ordine Domenicano lo ricorda il 27 ottobre.

(Autore: Franco Mariani – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Bartolomeo di Breganze, pregate per noi.

*Beato Cesare Taparelli di Genola - Sacerdote Gesuita (27 ottobre)
† Angelopoli, Messico, 1607
Cesare Taparelli nacque a Savigliano da Filippina e Michele Taparelli dei conti di Genola. Coltivò gli studi, in particolare le lingue straniere.
Entrò tra i Gesuiti e fu mandato nelle missioni di America. Morì ad Angelopoli del Messico, dove rifulse dopo morte, per molteplicità di miracoli.
Un tempo la sua immagine era appesa presso l’altare di Santa Maria Maddalena, nella Chiesa dei Domenicani di Savigliano. La sua memoria era ricordata il 27 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Cesare Taparelli di Genola, pregate per noi.

*San Desiderio di Auxerre - Vescovo (27 ottobre)

† 27 ottobre 623
San Desiderio è il diciannovesimo vescovo di Auxerre. Nell’elenco dei pastori della diocesi figura dopo Sant’Aunario e prima di San Palladio.
Negli antichi testi si dice che sia nato in Aquitania da nettaria, una nobile donna che era imparentata con la regina Brunechilde.
San Desiderio è menzionato nel testo “Gesta pontificum Autissiodorensium” nella Chronique de Fredegar.
Venne consacrato vescovo il 3 ottobre 605 e governò saggiamente la diocesi di Auxerre per diciotto anni. San Desiderio risulta presente al Consilio di Parigi del 614.
Si tramanda che fece molti doni alle chiese di Auxerre, di Tolosa, di Cahors e di Burges. Inoltre anche molti monasteri beneficarono delle sue donazioni, tra cui quello di Saint Julien.
Si dice anche fu l’artefice della liberazione di molti servi della gleba.
Morì il 23 ottobre 623 e fu sepolto nella basilica di San Germano, nel sepolcro del suo predecessore sant’Aunario. Le sue reliquie furono oggetto di ben due traslazioni.
La prima, nell’anno 859, in una nuova cripta della stessa chiesa e una seconda nell’anno 939 nella chiesa di Notre Dame de Moutiers ad Yonne.
Nel proprio della diocesi di Sens viene ricordato alla data del 27 ottobre, giorno della sua morte.
(Autore: Mauro Bonato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - San Desiderio di Auxerre, pregate per noi.

*Beata Emelina - Eremita e Conversa Cistercense (27 ottobre)
Troyes, 1115 – Longeville, Francia, 1178
È ancora controversa la definizione di questa beata francese del Medioevo, considerata da alcuni studiosi come una ‘solitaria’ e da altri una suora conversa dell’Ordine Cistercense; probabilmente fu entrambe le cose.
Nacque verso il 1115 nella diocesi di Troyes e visse come ‘solitaria’ (eremita) in una grancia (nel Medioevo edificio e terreno appartenente ad una vicina abbazia cistercense) dell’abbazia di Boulancourt, situata nel Comune di Longeville (Alta Marna) in Francia.
L’abbazia aveva una sua storia, fondata nel 1095 nella diocesi di Troyes, oggi Langres, per i Canonici Regolari di Saint-Pierre-Mont, era caduta in grande rilassamento; allora per riformarla, il vescovo cistercense di Troyes, Enrico di Corinzia, la diede a San Bernardo, fondatore dell’Ordine, il quale vi mandò un gruppo di monaci da Clairvaux.
Quando arrivarono i monaci a Boulancourt, Emelina già stava come suora conversa nella grancia di
Perte-Sèche situata ad alcuni km dall’abbazia; del suo modo di vivere, il monaco Beato Goslino riferì in una breve biografia; digiunava tre giorni a settimana, senza bere, ne mangiare, portava un cilicio e una catena di ferro con punte, camminava a piedi nudi sia d’inverno che in estate.
L’eremita pregava senza sosta e si dedicava al cucito; la sua vita di grande penitenza, fece diffondere la fama della sua santità e giacché era dotata del dono della profezia, la gente veniva da ogni parte a consultarla.
Morì nel 1178 e fu sepolta nella chiesa dell’abbazia di Boulancourt, sulla sua tomba fu messa una piccola lampada sempre accesa; fu iscritta come Beata nel “Menologio Cistercense” al 27 ottobre.
Come detto all’inizio, alcuni studiosi ritennero che non fosse una cistercense ma solo una ‘solitaria’, in quanto non poteva risiedere in un monastero o grancia di monaci cistercensi; ma è da considerare che Emelina stava già là, quando questi arrivarono a Boulancourt e poi può darsi che la grancia di Perte-Sèche fosse abitata da suore converse e non da frati conversi.
Ad ogni modo Emelina deve essere stata una delle ultime suore converse, aggregate ad un monastero di monaci, perché il 12 febbraio 1234 Papa Gregorio IX in una lettera all’abate di Boulancourt, invitava i monaci a non ricevere più nelle loro grance le suore converse; questo conferma che circa 50 anni dopo la morte di Emelina, nella suddetta grancia vi era ancora qualche suora conversa.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Emelina, pregate per noi.

*Sant'Evaristo - 5° Papa e Martire (27 ottobre)

Betlemme, primo secolo dopo Cristo - Roma, anno 105
(5° Papa dal 97 al 105).
Mentre del suo predecessore Clemente conosciamo la celebre lettera ai cristiani di Corinto, di Evaristo nulla è giunto. Tutto ciò che si sa è nel Liber Pontificalis e negli scritti di Ireneo ed Eusebio: sembra sia stato un greco di Antiochia nato a Betlemme e divenuto il quarto o forse il quinto successore di Pietro intorno all’anno 100. Governò per 9 anni.
Leggendarie sono considerate la notizie che sia morto martire, che sia sepolto presso San Pietro e che abbia suddiviso Roma in 25 parrocchie e istituito 7 diaconi per assisterlo nella liturgia, come testimoni della sua ortodossia e come «stenografi» delle sue prediche. I resoconti, in ogni caso, non ci sono giunti. (Avvenire)
Etimologia: Evaristo = colui che è gradito
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Roma, Sant’Evaristo, Papa, che resse la Chiesa di Roma per quarto dopo il beato Pietro, sotto l’imperatore Traiano.
É nato a Betlemme. Come capo della Chiesa di Roma, ha ordinato sette diaconi, incaricandoli tra l’altro di ascoltare e trascrivere le sue prediche al popolo: erano i suoi “stenografi”. Ma di quelle prediche non conosciamo neppure una parola.
Le scarse informazioni giunte a noi su papa Evaristo sono contenute nel Liber pontificalis, che è una raccolta cronologica di biografie di Papi del VI secolo. Di Evaristo dice soltanto che ha ordinato quei diaconi e consacrato diciassette preti e quindici vescovi.
Siamo dunque di fronte a un “papa senza voce”. Non conosciamo di lui neppure una parola, mentre del suo predecessore Clemente I ci è giunto un documento importantissimo: la lettera famosa agli
agitati cristiani di Corinto, con l’affermazione solenne dell’autorità che al vescovo di Roma compete.
Ma questa autorità di Clemente comincia a risultare fastidiosa per i vertici dell’impero. E nell’anno 97, sotto l’imperatore Nerva, egli viene arrestato e condotto poi in esilio nel Chersoneso Taurico (Crimea). Ha quindi dovuto lasciare ad altri il governo della Chiesa, e la sua scelta è caduta su Evaristo. Il quale dev’essere perciò una figura di punta nella comunità cristiana di Roma; un uomo nel quale papa Clemente deve avere la massima fiducia.
Questo è ben più che probabile, secondo logica: però, come si è già detto, nessun documento ci parla di Evaristo e ci dice chi era e che cosa faceva prima della chiamata a quella responsabilità. E poi, oltre a quelle nomine di vescovi, preti e diaconi, della sua opera come papa non si sa nulla. Una tradizione assai antica afferma che Evaristo sarebbe morto martire sotto l’imperatore Traiano, e che poi avrebbero seppellito il suo corpo vicino alla tomba dell’apostolo Pietro. Ma di questo non esistono conferme attendibili.
Ci si è pure domandati se Evaristo debba essere considerato vero Papa (ossia non “vice”, “luogotenente”) dall’anno 97, quando Clemente va in esilio; oppure solo dal 101, anno in cui Clemente muore martire in Crimea, secondo Eusebio di Cesarea (IV secolo) nella sua Storia Ecclesiastica. Per Eusebio è chiaro: Clemente, dopo nove anni di pontificato (88-97) "trasmise il sacro ministero a Evaristo".
Nessuna delega, insomma. Investitura piena. E anche ai tempi nostri l’Annuario pontificio indica Evaristo come papa a pieno titolo già nel 97.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Evaristo, pregate per noi.

*San Gaudioso di Abitine - Vescovo (27 ottobre)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Napoli, deposizione di San Gaudioso, vescovo, che si dice sia partito da Abitine in Tunisia a causa della persecuzione dei Vandali e per rifugiarsi in Campania e sia morto santamente in monastero.
Settimio Celio Gaudioso, vescovo di Abitinia (Africa settentrionale).
Durante l'episcopato di Nostriano, perseguitato da Genserico, re ariano capo dei vandali, Gaudioso (con un diacono di Cartagine, Quodvultdeus) arrivò esule a Napoli su una barca malridotta, privo di tutto.
Ma ebbe prospera navigazione, raggiunse le coste napoletane nel 439.
Egli si stabilì sull'acropoli dell'antica Neapolis (Sant'Aniello a Caponapoli), dove nell'VIII sec. il
vescovo Stefano II instituì un monastero di vergini, intitolandolo al Santo vescovo.
Le sue spoglie mortali furono accolte nel 452 (morì all'età di settant’ anni) nella catocomba del VI sec. della valle della Sanità, che prese nome da lui.
Probabilmente importò a Napoli la regola agostiniana, gli usi liturgici africani (rimane qualche traccia nella liturgia battesimale) e alcune reliquie.
La più importante quella di Santa Restituta.
(Autore: Laura Nasti – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Gaudioso di Abitine, pregate per noi.

*San Namazio di Clermont - Vescovo (27 ottobre)

Sec. V
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Clermont-Ferrand in Aquitania, ora in Francia, San Namazio, vescovo, che eresse la cattedrale.
Il nome di Namazio, Namatius, di suono latino ma d'origine sicuramente gallica, è ormai spento anche in Francia, dove ricorre soltanto nei documenti storici dell'Alto Medioevo.
Cominciamo col dire che il Vescovo di Clermont, Namazio, aveva moglie. Nessuna meraviglia e nessuno scandalo. In quei secoli il Vescovo veniva eletto tra gli anziani più degni della comunità cristiana; cioè tra i "presbiteri", magari da poco convertiti, ma che già davano garanzia di serietà e di saggezza; anziani non tanto di età, quanto di senno e di virtù.
Non si dava mai il caso che fosse eletto Vescovo un anziano la cui moglie non avesse un certo grado di saggezza e di elevatezza morale. Si aggiunga che, dopo l'elezione, marito e moglie interrompevano la vita in comune e si dedicavano completamente a vita religiosa e ad opere di carità. Questa esemplare corrispondenza di caratteri e d'intenti è dato cogliere in maniera particolarmente felice tra il Vescovo Namazio e sua moglie. Tutti e due pare che avessero una spiccata passione per l'arte sacra, alla quale dedicarono, ciascuno per proprio conto, una grande attività.
San Gregorio di Tours. storico della Francia cristiana, descrive particolarmente la grande chiesa costruita da San Namazio, dove, egli dice, "i fedeli sentivano un effluvio di profumo soavissimo, come di aromi". Ma questo non avrebbe una grande importanza, perché tutti i Vescovi di quel tempo costruirono chiese e santuari, se Gregorio di Tours non descrivesse anche un'altra chiesa, e questa costruita dalla moglie di San Namazio.
Inoltre, nel parlare di quella chiesa, San Gregorio si sofferma sopra un particolare di grande valore per la storia dell'arte. Ci dice cioè come la moglie di Namazio facesse ornare di pittura la sua chiesa, "leggendo le storie con un libro che portava sempre con sé, e indicando ai pittori ciò che essi dovevano raffigurare sui muri".
Evidente la nascita della cosiddetta " Bibbia dei poveri". Le pitture sacre non erano che la trascrizione figurata dei testi rivelati. La moglie del Vescovo, che doveva essere una delle poche donne letterate della città, traeva i soggetti dal libro e li dettava ai pittori, spesso ignoranti come i fedeli, cioè illetterati, e quindi bisognosi di precise indicazioni.
Non si poteva quindi parlare di libertà degli artisti. Liberi sì, nel modo di dipingere, ma non nel soggetto delle pitture, fatte addirittura sotto dettatura. Eppure, proprio così nasceva quell'arte che ancora c'incanta, e che rende le antiche chiese piene di "soavissimo profumo". Ma c'è un altro particolare che attesta, non la cultura, ma la pietà della moglie del Vescovo. Ella andava vestita così dimessamente, che un giorno fu ritenuta una povera accattona. Le venne perciò offerto un pane. Ella l'accettò, ringraziando umilmente.
E, dice San Gregorio, ogni giorno, finché durò, mangiò un boccone di quel pane, per ammonire se stessa che, per quanto moglie del Vescovo, anch'essa era nel mondo una povera accattona.
Con una moglie come quella, sicuramente San Namazio non ebbe mai impedito il cammino della virtù, né l'esercizio della carità.
(Fonte: Archivio della Parrocchia)
Giaculatoria - San Namazio di Clermont, pregate per noi.

*Sant'Odran (Otterano) di Iona - Monaco (27 ottobre)
Secolo VI

Uno dei primi discepoli di San Colomba in Scozia.
Martirologio Romano: Nell’isola di Iona in Scozia, Sant’Otterano, monaco, che fu tra i primi discepoli di San Colomba.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Odran di Iona, pregate per noi.

*Beato Pietro de Lauro - Mercedario (27 ottobre)

Fu un religioso molto osservante della regola, il Beato Pietro de Lauro, del convento mercedario di Sant'Eulalia in Gerona (Spagna).
Governò il monastero fino alla morte con grande zelo, intelligenza e santità e con le mani cariche di meriti salì in cielo.
L'Ordine lo festeggia il 27 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pietro de Lauro, pregate per noi.

*Beato Pietro de Pazzis - Mercedario (27 ottobre)

XIV secolo
Mercedario del convento di San Bartolomeo in Castillon d'Empuries, il Beato Pietro de Pazzis, fu famoso perla cultura e santità.
Con il suo sapere e la pietà onorò il generalato di San Raimondo Albert e l'Ordine de la Mercede nella prima metà del XIV° secolo.
Pieno di grazia divina migrò al Signore.
L'Ordine lo festeggia il 27 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pietro de Pazzis, pregate per noi.

*Beato Salvatore (Salvador) Mollar Ventura - Religioso e Martire (27 ottobre)

Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati Quattro Frati Minori Francescani di Valencia” Martiri Spagnoli
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”
Manises, Spagna, 27 marzo 1896 – Picadero de Paterna, Spagna, 27/28 ottobre 1936
Martirologio Romano: Nella cittadina di Paterna nel territorio di Valencia in Spagna, Beato Salvatore Mollar Ventura, religioso dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, come fedele discepolo, nel sangue di Cristo meritò di ottenere la salvezza.
Salvador Mollar Ventura nacque il 27 marzo 1896 a Manises, nei pressi di Valencia in Spagna, e fu battezzato due giorno dopo con il nome di Juan Bautista. La sua famiglia era povera, umile e semplice, ma onorata e profondamente cristiana. Suo padre era un grande lavoratore, ma la povertà in cui versava la famiglia comportò per Salvador la frequenza alle sole scuole primarie del suo paese natale e non poté dunque iscriversi alle scuole superiori.
Già prima di entrare nell’Ordine Francescano egli era assai impegnato nella sua parrocchia: partecipava all’Adorazione Notturna ed era membro della Conferenza di San Vincenzo, la domenica era impegnato nell’insegnamento del catechismo e nel recitare il Rosario insieme ai suoi allievi.
All’età di 25 anni chiese di essere ammesso tra i Frati Minori quale fratello e non come chierico.
Vestì dunque l’abito francescano il 20 gennaio 1921 nel convento di Santo Spirito del Monte, presso Gilet-Valencia, emise poi la professione semplice il 22 gennaio 1922 ed infine la professione solenne il 25 gennaio 1925. Visse quasi sempre nei conventi di Santo Spirito del Monte e di Benisa, ove esercitò con cura e precisione, insieme con pietà e devozione, l’incarico di sacrestano.
Come religioso degno seguace di San Francesco, fra’ Salvador si distinse per l’umiltà, l’obbedienza e lo spirito di sacrificio. Sempre allegro, gioviale ed ottimista, seppe affrontare ogni avversità con rassegnazione, compiendo in tutto la volontà di Dio. Sua madre diceva di lui: “Io ho una lampada sempre accesa davanti al Santissimo Sacramento: è mio figlio”.
Allo scoppio della guerra civile spagnola, fu costretto dagli eventi ad abbandonare il convento di Benisa, rifugiandosi per alcuni giorni in casa di pii benefattori, dopodichè, per non compromettere la famiglia amica che lo aveva ospitato, cercò rifugio a Manises dalla sua famiglia.
Qui il 13 ottobre 1936 fu catturato ed imprigionato nel convento della Madri Carmelitane di Manises, trasformato in carcere. Venne fucilato in odio alla fede cristiana nella notte tra il 27 ed il 28 ottobre 1936 presso Picadero de Paterna, sempre nei pressi di Valencia. Nel cimitero municipali di quest’ultima trovarono poi riposo i suoi resti mortali.
Salvador Mollar Ventura e tre suoi confratelli appartenenti all’Ordine dei Frati Minori furono beatificati l’11 marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II con un gruppo composto complessivamente di ben 233 martiri della medesima persecuzione.
(Autore: Fabio Ardino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Salvatore Mollar Ventura, pregate per noi.

*San Teodulo (o Teodoro II) - Vescovo di Sion (27 ottobre)

Sion, VI secolo
La figura di San Teodulo vescovo di Sion, ha molte assonanze con l’omonimo santo, vescovo di Octodurum, vissuto però nel IV secolo, con il quale viene spesso confuso, specie nel racconto dei miracoli, ambedue sono del Vallese (Cantone della Svizzera sud-occidentale).
San Teodulo o Teodoro II, fu il primo vescovo della nuova diocesi di Sion nel cantone Vallese, dopo
che San Sigismondo re di Borgogna († 524) ebbe trasferito la sede della diocesi di Martigny, nel nuovo capoluogo del Vallese, Sion.
San Teodulo suggerì al re Sigismondo, insieme ai vescovi vicini riuniti in concilio ad Agauno il 30 aprile 515, di fondare la celebre abbazia di San Maurizio, in onore dei martiri della Legione Tebea, uccisi in quei luoghi.
Morì in un anno imprecisato del VI secolo; le sue più antiche immagini sono quelle del reliquiario della cattedrale di Sion, mentre altri quadri sono nei Musei di Ginevra e di Zurigo.
Un racconto leggendario dice, che un anno le vigne del Vallese avevano sofferto gravemente per il gelo, allora San Teodulo alla vigilia della vendemmia, esortò i vignaioli a preparare le botti come se fosse un’abbondante raccolto.
Quindi fece ammucchiare tutta l’uva che era ancora buona in uno stesso posto, le benedisse e fece pigiare i grappoli in tutte le botti, che si riempirono di vino fino a traboccare.
Per questo divenne protettore dei vigneti e dei vignaioli, in alcuni quadri è raffigurato con un grappolo d’uva in mano. La sua festa è il 27 ottobre.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodulo, pregate per noi.

*San Teresa Eustochio (27 Ottobre)

Sion, VI secolo
La figura di San Teodulo vescovo di Sion, ha molte assonanze con l’omonimo santo, vescovo di Octodurum, vissuto però nel IV secolo, con il quale viene spesso confuso, specie nel racconto dei miracoli, ambedue sono del Vallese (Cantone della Svizzera sud-occidentale).
San Teodulo o Teodoro II, fu il primo vescovo della nuova diocesi di Sion nel cantone Vallese, dopo
che San Sigismondo re di Borgogna († 524) ebbe trasferito la sede della diocesi di Martigny, nel nuovo capoluogo del Vallese, Sion.
San Teodulo suggerì al re Sigismondo, insieme ai vescovi vicini riuniti in concilio ad Agauno il 30 aprile 515, di fondare la celebre abbazia di San Maurizio, in onore dei martiri della Legione Tebea, uccisi in quei luoghi.
Morì in un anno imprecisato del VI secolo; le sue più antiche immagini sono quelle del reliquiario della cattedrale di Sion, mentre altri quadri sono nei Musei di Ginevra e di Zurigo.
Un racconto leggendario dice, che un anno le vigne del Vallese avevano sofferto gravemente per il gelo, allora San Teodulo alla vigilia della vendemmia, esortò i vignaioli a preparare le botti come se fosse un’abbondante raccolto.
Quindi fece ammucchiare tutta l’uva che era ancora buona in uno stesso posto, le benedisse e fece pigiare i grappoli in tutte le botti, che si riempirono di vino fino a traboccare.
Per questo divenne protettore dei vigneti e dei vignaioli, in alcuni quadri è raffigurato con un grappolo d’uva in mano. La sua festa è il 27 ottobre.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodulo, pregate per noi.

*San Trasea di Eumenia - Vescovo (27 ottobre)

Martirologio Romano: Presso Smirne, nell’odierna Turchia, San Traséa, vescovo di İcekli in Frigia e martire.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Trasea di Eumenia, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (27 ottobre)

*San Fiorenzo - Vescovo

*San Frumenzio di Etiopia - Vescovo

Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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